Poco dopo un’ispezione dell’Inpgi nella redazione de Il Fatto Quotidiano per verificare la regolarità dei versamenti contributivi, l’edizione online del giornale pubblica un pesante attacco al presidente dell’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani, Andrea Camporese.

Una coincidenza? Probabilmente.

Queste di seguito sono la lettera e la richiesta di rettifica inviate da Camporese al direttore dell’edizione online del Fatto.

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Roma, 2 dicembre 2013

Al Direttore responsabile della testata giornalistica on line “Il Fatto Quotidiano”

Peter Gomez

Gentile Direttore,

in relazione all’articolo pubblicato sull’edizione on line di domenica 1°dicembre scorso – intitolato Previdenza, presidente Cassa giornalisti incassa sempre più. L’ente sempre meno”, a firma di Gaia Scacciavillani – le invio il contenuto della rettifica che chiedo venga pubblicata a mia firma ai sensi di quanto disposto dall’art.8 della legge 47/48 che impone che “per i quotidiani, le dichiarazioni o le rettifiche di cui al comma precedente sono pubblicate, non oltre due giorni da quello in cui è avvenuta la richiesta, in testa di pagina e collocate nella stessa pagina del giornale che ha riportato la notizia cui si riferiscono”.

Mi auguro, naturalmente, che lei si attenga nei modi e nei termini stabiliti dalla legge, a dare corso alla mia richiesta.

Assicuro fin d’ora la mia disponibilità a fornire per il futuro tutto il supporto necessario ad evitare che su tali tematiche vengano fornite informazioni non corrette.

Andrea Camporese

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Roma, 2 dicembre 2013

Il vizietto del Fatto Quotidiano

Il rispetto dei fatti

Una risposta ai ripetuti attacchi, gratuiti?

Il Fatto Quotidiano torna ad attaccarmi personalmente, nella mia dignità e moralità, e io personalmente rispondo. Secondo questo organo di stampa sono uno che ruba lo stipendio, di più, se lo estende a piacimento. Vediamo dove stanno i fatti, i commenti li lasciamo al lettore.

Se fossi rimasto al mio posto di lavoro in Rai guadagnerei circa 130 mila euro lordi per un costo azienda di circa 205 mila euro. Il mio emolumento all’Inpgi (contratto di collaborazione coordinata e continuativa) è di 250 mila euro. Poi c’è il ristoro, parziale, del danno ricevuto essendo in aspettativa non retribuita, che riguarda i costi che avrebbe sostenuto l’editore per mio conto, in base al contratto di lavoro applicato anche ai giornalisti del Fatto. Quest’ultimo ammonta a circa 60 mila euro.

Ma qui scatta il primo colpo di scena. Sono diventato presidente dell’Inpgi a 39 anni, me ne scuso. Il blocco dello stipendio comporta un danno previdenziale enorme a causa del mancato aumento di contribuzione derivante dagli scatti automatici contrattuali che, moltiplicato per i 26 anni che mancavano al raggiungimento dell’età pensionabile, provocherà una sostanziale diminuzione automatica dell’assegno pensionistico che si ripercuoterà fino alla fine dei miei giorni e, spero, fino alla fine di quelli di mia moglie beneficiaria della reversibilità che vivrà sicuramente 150 anni. Quanto vale tutto questo? Qui scatta lo studio attuariale, materia sconosciuta al fine estensore dell’articolo. Le vengo in aiuto: oltre 350 mila euro, almeno, non sapendo la data della mia morte. Quindi, per chi sa far di conto, la mia attuale indennità, diminuita del danno non ristorato, porta ad uno stipendio inferiore a quello che avrei percepito rimanendo al lavoro. Complimenti, ma di quale “tesoretto” vai cianciando? Ma come si fa a paragonare tutto questo, e quello che segue, al costo (sbagliato) di un giornalista medio? Ma lo sai, Fatto, quando guadagna mediamente un vice direttore di testata? Più del Presidente dell’Inpgi. Va bene? E’ un paragone corretto? Ma il gioco è quello “siamo tutti uguali” in barba alle responsabilità, al merito, al rischio, al tempo dedicato e alle libere elezioni che mi hanno portato ad essere riconfermato all’unanimità, caso unico in cento anni di storia? Dai, Fatto, per cortesia.

Ma non basta. Il Fatto quotidiano si dimentica di una serie di fatti.

1-    Il mio stipendio è stato spiegato e votato all’unanimità dal Consiglio Generale dell’Ente e dal Cda, non me lo sono “aumentato”. Evidentemente un gruppo di dissennati, a dir poco, secondo la giustizia del Fatto.

2-    Il mio stipendio è stato quantificato in base ad una circolare ministeriale che fissa l’emolumento al livello superiore del 20 per cento rispetto a quello del Direttore Generale. Noi ci siamo fermati al 10.

3-    Ho l’onore di esercitare a titolo totalmente gratuito la funzione di Presidente dell’Associazione degli Enti Previdenziali Privati (Adepp) che raccoglie due milioni di professionisti e 60 miliardi di investimenti. Esercito, sempre a titolo totalmente gratuito, la funzione di vice presidente dell’Associazione Europea degli Enti Privatizzati. Tutto questo comporta lavoro e responsabilità.

4-    Le attribuzioni statutarie esercitate sono di una ampiezza impressionante, di fatto più di un amministratore delegato di azienda, firmo migliaia di atti l’anno e me ne assumo la responsabilità.

5-    Ho la responsabilità, tra le tante, di governare, insieme al cda, quasi tre miliardi di euro. Si ricorda il Fatto quale è stato il rendimento mobiliare del patrimonio lo scorso anno? No, lo informo: oltre il 10 per cento netto, oltre 80 milioni di euro di plusvalenze. Lo sa Il Fatto quanto guadagna un manager che gestisce ciò che ho appena descritto? Telefoni ai colleghi del Sole 24 ore, gli forniranno una semplice tabella dalla quale emergeranno cifre triple o quadruple.

Se poi, ma non credo, qualcuno si fosse innervosito a causa di una ispezione condotta dall’Inpgi sulla regolarità previdenziale del Fatto, diversamente conosciuta come controllo di legittimità, segnalo che si tratta di una delle centinaia esercitate in forza di legge e di amore delle regole. Se qualcun altro si fosse adombrato perché ho proposto una riduzione della numerosità degli organi statutari, già tra i più compressi del sistema, d’accordo con la stragrande maggioranza del Consiglio, se ne faccia una ragione. Quanto alla Corte dei Conti, richiamata nell’articolo del Fatto, segnalo che nella stessa relazione la Corte sottolinea in più casi la buona gestione, l’importanza della riforma adottata e molto altro. Perché non ricordare gli incentivi alle stabilizzazioni a tempo indeterminato concessi, nessuno nel Paese ha avuto questo coraggio, i positivi accordi raggiunti con le parti sociali, la generazione di un fondo immobiliare totalmente detenuto che porterà a risparmiare decine di milioni di euro e molto altro. Basta leggere i comunicati, magari riportali, magari sentire la fonte come si faceva nei gloriosi vecchi tempi.

Tra l’altro sarei “noto alle cronache per l’incidente di Terna”. Ti ringrazio Fatto Quotidiano, per l’occasione che mi dai di chiarire ciò che è molto chiaro a moltissimi. L’incidente è una designazione da consigliere indipendente da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze, alla quale sono seguite le mie dimissioni venti giorni dopo. Designazione legittima, critiche legittime, dimissioni molto rare in Italia. Emolumento non percepito 30 mila euro annui lordi che, pubblicamente prima dell’assunzione dell’incarico, avevo già destinato a beneficienza. L’incidente in questa vicenda, caro fatto Quotidiano, sta a casa tua. La posizione di mia difesa e di richiesta di non rassegnare le dimissioni assunta pubblicamente e unanimemente dal Cda dell’Inpgi mai riportata nelle tue cronache. La mia lettera di dimissioni che spiegava le motivazioni della scelta non certo incidentali, mai pubblicata e ridotta a numero tre righe. Un articolo del Fatto che riduceva 40 minuti di telefonata con l’estensore Malaguti a due righe. Almeno cinque colleghi contattati telefonicamente dallo stesso giornalista e mai citati nel pezzo. Diversi Presidenti di altri Enti a favore mai citati. Invece due legittimi contrari osannati. E’ questo il criterio deontologico di chi mi accusa di rubare lo stipendio?

No, caro Fatto quotidiano, così non va. Continua pure a non pubblicare il mio punto di vista, cercherò di diffonderlo in altri modi. Io sono una persona perbene che dedica la vita agli altri, che per dieci anni ha fatto il precario e che non accetta fango. Chi lancia fango si sporca e sporca una Istituzione che ho l’onore di presiedere, che esiste da oltre un secolo e che continuerà ad esistere nonostante questo nauseante vizietto.

 

Il Presidente INPGI

Andrea Camporese

L’Inpgi fa un’ispezione al Fatto, che poi attacca il presidente. Coincidenza?
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