lavoro-giornalistiIl quesito di M. M.:

Sono iscritto all’Inpgi 2 e faccio una serie di lavori retribuiti tutti con fattura libero professionale. Per la pensione verso il 12% (10+2) e se il reddito crescerà darò un contributo aggiuntivo.

Se in una delle aziende con cui collaboro mi dovessero fare un contratto co.co.co. la contribuzione salirebbe al 26%. Ma che succede con gli altri lavori? Devo alzare tutta la contribuzione, anche quella delle fatture, al 26%? Non mi crea problemi burocratici con l’Inpgi il fatto che su alcune cose contribuisco al 26% e su altre al 12%?

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La risposta di Massimo Marciano:

Caro collega,

non c’è nessun problema e non devi variare alcuna aliquota contributiva relativa alle prestazioni fatturate. Si tratta di due forme di lavoro giornalistico non dipendente, l’una libero-professionale e l’altra parasubordinata, per entrambe le quali la legge prevede la contribuzione alla Gestione separata Inpgi.

La diversità sta solo nella natura giuridica del lavoro, nell’entità della contribuzione e nel soggetto obbligato alla contribuzione: per il lavoro libero-professionale è il giornalista, per quello parasubordinato è il committente. Ma la cassa previdenziale, il montante individuale e il sistema di calcolo della futura pensione è invece lo stesso.

La contribuzione per i parasubordinati è per i 2/3 a carico del committente e per 1/3 a carico del giornalista (quest’ultima quota gli è trattenuta in busta paga e versata all’Inpgi 2 dal committente insieme alla quota a lui spettante. La contribuzione del libero-professionista, invece, è interamente posta a suo carico ed è comprensiva di: 1) una quota, fissata annualmente (lo scorso anno e quest’anno è di 40 euro), per la copertura del finanziamento per l’indennità di maternità delle giornaliste freelance; 2) una quota (pari al 10% del reddito libero-professionale netto annuo fiscalmente denunciato, che va ad alimentare il montante contributivo personale; 3) una quota (pari al 2% del totale dei corrispettivi lordi riscossi nell’anno) destinata a coprire spese di gestione, per la quale il giornalista ha diritto di rivalsa sul committente.

C’è da aggiungere che per il lavoro parasubordinato vi sono delle prestazioni in più rispetto a quelle garantite ai liberi-professionisti, finanziate da un’aliquota contributiva dello 0,72%, che si aggiunge al 26% dei contributi di cui parli giustamente tu (e per la quale l’onere è ripartito tra committente e giornalista nelle stesse proporzioni viste prima per la quota del 26% per i contributi). Questa aliquota aggiuntiva serve a finanziare, per coloro i quali si trovino nelle condizioni per usufruirne: indennità di maternità (assicurata, come visto prima, anche alle giornaliste libere-professioniste), congedo parentale, assegno per il nucleo familiare, indennità di malattia e di degenza ospedaliera.

Per quanto riguarda, infime, la contribuzione aggiuntiva per i libero professionisti, è facoltà di ognuno versarla, in aggiunta al 10% di legge, con un incremento minimo del 5%. La scelta può essere fatta ogni anno nel momento in cui si fa la comunicazione telematica del reddito dell’anno precedente, nel mese di luglio.

Inpgi 2: quesiti – Liberi professionisti e parasubordinati; aliquote diverse, stessa cassa previdenziale
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