Tutti in piazza per il diritto dei cittadini ad essere informati, per l’esercizio del dovere di informare. Il Segretario Generale della Fnsi, Franco Siddi, spiega il significato autentico di questa protesta, e le motivazioni di natura costituzionale, la difesa dell’articolo 21, che hanno spinto la Fnsi a muoversi sul terreno della mobilitaziine, fino a portare la protesta anche in piazza, senza tralasciare gli altri momenti di confronti a tutti i livelli.

(testo tratto da Famiglia Cristiana di settembre 2009)

“Non è la prima volta che in Italia si rende necessaria una corale mobilitazione in difesa della libertà di stampa. L’informazione libera è una merce preziosa e la sua difesa riguarda tutti: abbiamo protestato a suo tempo contro il Centrosinistra, giungendo a scioperare e a manifestare contro le norme volute da Mastella, ministro della Giustizia nel Governo Prodi. Oggi rileviamo che negli ultimi mesi c’è stata e continua ancora una pressione che sta incidendo sul senso comune, sulla percezione dei valori essenziali della convivenza. Una cronaca giudiziaria limitata o impedita, pretesti sulla privacy di persone dall’assoluta caratura pubblica, crescente fastidio, talvolta disprezzo, del potere odierno, troppo spesso espresso dal presidente del Consiglio, che non desidera si disturbi il manovratore circa questioni sociali, immigrazione, povertà, crisi del lavoro. Tutto questo con l’evidente scopo di introdurre censure e autocensure.

La vicenda Avvenire rappresenta, a suo modo, un’intimidazione: attenti, chi tocca i fili cade! Ogni giorno, esternazione dopo esternazione, denuncia dopo denuncia, si moltiplicano le ragioni di chi teme a ragion veduta che si voglia arrivare all’opzione secca: applauso o silenzio. Bandita ogni possibilità di dissenso o di critica. E intanto il presidente del Consiglio dei ministri dice di sentirsi diffamato dagli articoli e dagli editoriali pubblicati da due quotidiani italiani e da diversi organi di stampa stranieri: a Repubblica ha chiesto un milione di euro a mo’ di risarcimento; all’Unità, due. Intanto, i mezzi di comunicazione che fanno capo direttamente o indirettamente al suo impero mediatico linciano chi, come l’ormai ex direttore di Avvenire Dino Boffo (al quale rinnovo la mia solidarietà), interviene con misura e civiltà nel dibattito politico in corso ovvero formula più che legittime riserve sulla condotta del premier.

Affondo finale o assenza del senso del ridicolo l’allarme per la diminuita libertà di stampa, secondo Berlusconi, è null’altro che «una barzelletta della minoranza comunista e cattocomunista che detiene la proprietà del 90 per cento dei giornali». Invece, sabato 19 settembre, persone libere, sindacati, associazioni e movimenti, ampi settori della società civile italiana si ritroveranno a Roma, su iniziativa della Federazione nazionale della stampa, per ribadire che “l’informazione non si fa mettere il guinzaglio”, come recita il titolo. Si tratta di una risposta civica per recuperare piena consapevolezza dei principi costituzionali, del valore della libertà dell’informazione in ogni stagione.

Un segnale pubblico e chiaro anche al presidente del Consiglio che, pur avendo sui media una visibilità mai avuta prima da nessun altro uomo politico, si lamenta con durezza di un sistema che è sfigurato dal suo stesso colossale conflitto di interessi. In un Paese normale l’informazione non sarebbe considerata un disturbo, e non si farebbe di tutto per limitarne i diritti. Non è possibile che la buona informazione sia solo quella che accondiscende alle posizioni del Governo (lo diciamo per oggi e per domani), che plaude alle azioni pubbliche e private del premier, chiunque esso sia. Una risposta limpida, forte e partecipata a tutto questo sarà di grande significato per noi giornalisti, interessati a salvaguardare le condizioni essenziali di esercizio del nostro lavoro e per tutti i cittadini che non vogliono vedere ulteriormente ridimensionati gli spazi di racconto dell’Italia reale”.

Franco Siddi

Segretario della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi)

In piazza per difendere il diritto a un’informazione libera e corretta
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