Il quesito di C. A.:

Buongiorno dottor Marciano,

sono un collega di Brescia, mi scusi se mi rivolgo a lei ma ho visto il suo sito e ovviamente la sua competenza mi ha subito colpito.

Lavoro come giornalista freelance o libero professionista da ormai oltre 20 anni ed esercito esclusivamente attività giornalistica. Da alcuni anni ho aperto la partita Iva ma quest’anno, causa anche la crisi e il ridimensionamento del giro d’affari, sto cercando di capire se questa strada è ancora valida specie dopo le novità circa i contratti co.co.co (mi riferisco alla suddivisione dei contributi Inpgi 2 che per due terzi sono a carico dell’azienda) e sull’aumento della contribuzione al 26,72 di cui ho letto proprio sul suo sito.

Il mio lavoro è articolato in una grossa collaborazione fissa con un quotidiano, più alcune consulenze ed uffici stampa che vengono rinnovati anno per anno con compensi variabili. A tutti emetto fattura. Il mio commercialista si dice convinto del fatto che per il mio caso la partita Iva è l’unica opzione possibile, ma a quanto ho capito non era a conoscenza del fatto che ora per i collaboratori iscritti all’Inpgi 2 esistono i contratti co.co.co non a progetto che secondo me alcuni vantaggi invece li danno: in particolar modo perché, se ho capito bene, con questi contratti i contributi versati a Inpgi 2 non sono totalmente a carico del giornalista e sono anche più “cospicui”.

La mia domanda è: considerata la situazione fin qui descritta, secondo lei è ancora conveniente o comunque necessario per un giornalista mantenere la partita Iva? Se questa dovesse essere necessaria per le varie collaborazioni ed uffici stampa superiori ai 5.000 euro, è possibile una coesistenza fra partita Iva e contratto co.co.co? Con il contratto co.co.co. si ha effettivamente, come mi è sembrato di capire, l’opportunità di aumentare il monte di contributi versati rispetto alla partita Iva?

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La risposta di Massimo Marciano:

Caro collega,

ti ringrazio per le belle parole: mi sono di conforto nel portare avanti il progetto che è alla base della nascita di questo sito.

Quanto alla tua situazione specifica, mi pare di capire che il tuo lavoro è articolato su varie collaborazioni fisse: in particolare, una collaborazione consistente e continuativa con un quotidiano. La partita Iva, quindi, appare più che altro una “convenienza” per i tuoi “datori di lavoro”, che in questo modo scaricano su di te l’obbligo del versamento dei contributi all’Inpgi 2 e credono così di mettersi al riparo (specialmente l’editore del quotidiano) di fronte a una tua eventuale contestazione (e conseguente vertenza) per il riconoscimento della natura subordinata – e non libero-professionale – del tuo lavoro.

Infatti, esiste una norma del contratto collettivo nazionale di lavoro giornalistico, l’articolo 2, che regola proprio la fattispecie delle collaborazioni fisse. Se ti applicassero quella norma, avresti un contratto di lavoro giornalistico subordinato con contributi previdenziali all’Inpgi principale e i versamenti per la Casagit, che sarebbero a carico del datore di lavoro, anche a fronte di uno stipendio uguale ai compensi che percepisci ora.

Il co.co.co. sarebbe quindi, come giustamente dici tu, una opportunità per te di avere – in mancanza di un articolo 2 giornalistico – almeno un contratto, anche se non di natura subordinata ma solo parasubordinata e senza i versamenti per la Casagit, che ti dia maggiori garanzie riguardo l’entità dei contributi previdenziali all’Inpgi 2. Inoltre, in caso di necessità potresti accedere anche a prestazioni aggiuntive.

Nel tuo caso non esiste, quindi, alcun obbligo di aprire la partita Iva, neanche per contratti di entità superiore ai cinquemila euro annui. Anche in questo caso, potrebbero benissimo applicarti l’articolo 2 del contratto nazionale di lavoro giornalistico o un co.co.co.

Qualora tu dovessi chiudere la partita Iva e svolgere la tua attività esclusivamente con contratti di collaborazione coordinata e continuativa, essendo il versamento dei contributi a carico del datore di lavoro dovresti comunicare la tua nuova situazione all’Inpgi 2 tramite l’apposito modulo reperibile sul sito dell’Inpgi. Questo modulo, una volta compilato, va consegnato all’ufficio di corrispondenza dell’Inpgi della tua regione oppure inviato via fax direttamente alla sede centrale dell’Inpgi a Roma al numero 0692912041. Questo ti permetterà, non avendo più attività libero-professionale, di essere esentato dal versamento del contributo minimo all’Inpgi 2, da pagare entro il 30 settembre di ogni anno.

E’ comunque possibile la coesistenza di co.co.co. e attività libero professionale con partita Iva, cessione del diritto d’autore, ritenuta d’acconto (le cosiddette collaborazioni occasionali), associazione in partecipazione. In questo caso, si hanno due tipologie di contributi all’Inpgi 2 e di deve comunque versare il contributo minimo a settembre.

Inpgi 2: quesiti – Partita Iva, co.co.co, collaborazioni fisse: ambiti di applicazione di queste tipologie di lavoro

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