Negli ultimi due anni ho collaborato gratuitamente con un periodico della mia regione (il Lazio) inviando alla redazione della testata ogni settimana almeno un articolo. Il mio materiale è stato sempre puntualmente pubblicato.
Quest’anno ho deciso di formalizzare questa collaborazione. Sono stato ricevuto dal capo readattore (cosi mi si è presentato) del periodico e a seguito di una breve chiacchierata conoscitiva ho firmato una “scheda da collaboratore” in cui erano riportate le mie generalità, la data dell’inizio della mia collaborazione e per sommi capi venivano riportate le condizioni necessarie per un’eventuale iscrizione in qualità di giornalista pubblicista (numero degli articoli da scrivere nell’arco dei due anni).
Nessun riferimento a contributi. Nessun riferimento alla modalità da rispettare durante la collaborazione. Vi risulta che sia corretto questo? Posso esigere un contratto di collaborazione ed una retribuzione?
Ad oggi, ho scritto e ho visto pubblicati sul periodico più di venti miei pezzi, di cui posso fornirvi testimonianza sia per l’email da me inviate alla redazione che per le pagine del giornale citato.
Venti articoli sono quasi un 1/3 dei 65 necessari nei due anni. E tutto questo senza alcuna retribuzione.
Normale tutto ciò?
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La risposta di Massimo Marciano:
Caro F.,
no, non è affato normale che chi lavori lo faccia gratuitamente. Specialmente se si tratta di lavoro prestato non per un’associazione di volontariato, ma per un’impresa, che trae lucro dal lavoro tuo e di altri, presumo, nella tua stessa situazione.
Tu puoi chiedere una retribuzione per il tuo lavoro, certo. Anche perché per iscriverti all’Ordine dei giornalisti la tua collaborazione deve essere retribuita, altrimenti non è utile a ottenere il riconoscimento nell’elenco pubblicisti dell’Albo professionale. Per inciso, i pezzi necessari per l’iscrizione, come chiede l’Ordine regionale del Lazio, sono circa un’ottantina (non 65) per una retribuzione complessiva nei due anni di cinquemila euro lordi. Quanto ai contributi previdenziali, non essendo tu iscritto ancora all’Albo dei giornalisti, vanno versati alla Gestione parasubordinati Inps.
Anche se non puoi iscriverti al sindacato dei giornalisti perché non sei ancora iscritto all’Albo, qualora dal periodico per cui collabori non ti arrivassero risposte adeguate, all’Associazione stampa romana puoi trovare assistenza e aiuto adeguati e, se vuoi incontrarmi anche subito per approfondire le cose da fare, trovi anche me il martedì mattina. Attraverso la Consulta dei freelance e dei collaboratori, potremo anche pensare di presentare un esposto all’Ordine regionale del Lazio nei confronti dei giornalisti che hanno la responsabilità della tua collaborazione e che ti commissionano i pezzi. Anche se non è stata ancora formalmente approvata dal Consiglio nazionale dell’Ordine, che ne discuterà a novembre, all’inizio di ottobre è stata redatta la Carta di Firenze, un nuovo codice deontologico promosso da Ordine e Federazione nazionale della stampa italiana per la tutela della dignità professionale e personale dei collaboratori.
La Carta prevede sanzioni disciplinari a carico dei giornalisti che ne violano i principi. Il tuo caso può essere un’opportunità per chiedere all’Ordine di mettere in pratica i principi sottoscritti a Firenze.