Come sempre, quando si avvicinano le elezioni dell’Inpgi, spuntano le polemiche. Ora si attacca il sindacato, attribuendogli strumentalmente responsabilità e omissioni su crisi aziendali, prepensionamenti, cassa integrazione e precariato. «Questa, invece, è la realtà documentata», dice nel suo intervento l’ex segretario generale della Fnsi e membro del Cda dell’Istituto
di Paolo Serventi Longhi (*)
L’approssimarsi del voto per l’elezione del Consiglio Generale dell’Inpgi dà adito, come sempre, ad alcuni spunti polemici. Per la verità, da qualche tempo, almeno per quanto riguarda l’Istituto, meno urlati che in altre occasioni della vita sociale e politica del nostro Paese.
Su alcune di queste polemiche hanno già risposto, in maniera a mio avviso esaustiva, il Presidente Andrea Camporese, che spero sia confermato per il prossimo quadriennio, e il Direttore Generale Tommaso Costantini. Per quanto mi riguarda, vorrei confutare la singolare tesi, sostenuta da qualcuno, che l’Inpgi è stato bene amministrato e che tutte le difficoltà della categoria dei giornalisti siano responsabilità univoca del sindacato, della Federazione della Stampa, delle associazioni regionali. Insomma l’Inpgi ha fatto bene a varare la preziosa riforma approvata dai ministeri solo qualche giorno dopo la nascita del governo Monti, una riforma che ci mette al riparo dai rischi causati dalla crisi. Invece, le crisi aziendali, l’aumento massiccio dei prepensionamenti e dei cassintegrati, il calo dei contributi previdenziali, la riduzione dei lavoratori dipendenti e l’esplosione incontrollata del precariato sono frutto di un brutto contratto di lavoro.
Tutto ciò è palesemente falso: la manovra è certamente preziosa e Camporese e il cda dell’Inpgi ci hanno lavorato duramente ma certamente non sarebbe stata possibile se la Fnsi, ed anche la Fieg devo dire, non avessero fatto proprie le proposte dell’Istituto e non le avessero condivise. Va aggiunto però che la prima parte della manovra di contenimento dei costi è rappresentata proprio da quell’insieme di accordi Governo-Fnsi-Inpgi-Fieg realizzati in occasione di un difficilissimo, ma concluso positivamente, rinnovo contrattuale. E chi meglio di me può affermarlo convintamene? Ho sofferto molto nell’ultima parte dei miei molti anni da segretario generale del sindacato la difficoltà drammatica di convincere gli editori, ed anche il Paese nel suo insieme, che andasse affrontato in modo serio il nodo del precariato giornalistico, che andassero varate norme per contenere i prepensionamenti che rischiavano di far saltare l’Inpgi, che bisognasse sostenere i diritti e le retribuzioni dei giornalisti attivi. Abbiamo fatto più di dieci giorni di sciopero per quella piattaforma, ma il negoziato si è veramente sbloccato quando Franco Siddi, Roberto Natale e Andrea Camporese sono riusciti a convincere il governo Berlusconi a finanziare i prepensionamenti con un fondo di venti milioni di euro, sgravando l’Inpgi da un onere drammaticamente pericoloso, e gli editori ad accettare di versare all’Istituto il trenta per cento dell’ammontare delle pensioni anticipate. Certo, poi nel nuovo contratto alcune norme possono piacere ed altre meno, ma intanto l’aumento retributivo ha consentito una consistente lievitazione dei contributi previdenziali. Inoltre, va detto che è stato straordinario, in questa fase, il risultato di difendere e sostenere il sistema nel suo complesso, per tutti, giovani e meno giovani, garantendo le pensioni. Poi la riforma ha portato un aumento dei contributi del tre per cento a carico delle imprese, sgravi contributivi che hanno assicurato in un paio di mesi già più di 60 assunzioni e, purtroppo, un aumento dell’età pensionabile delle colleghe, comunque assai più diluito nel tempo di quanto deciso dal governo Monti.
Ecco, questa è la realtà per chi la guarda le cose con onestà intellettuale. Ed è così che bisogna continuare a fare: lavorare insieme Fnsi e Inpgi per difendere la categoria, specie le colleghe e i colleghi più deboli, sostenendo l’equilibrio di un sistema che la crisi finanziaria, e qualche iniziativa improvvida del ministro del Lavoro (pare per fortuna rientrata), vorrebbero mettere in discussione.
(*) membro del Cda dell’Inpgi ed ex segretario generale della Fnsi