(ANSA) – MILANO, 4 FEB – Il gup di Milano, Alessandro Santangelo, ha rinviato a giudizio il presidente dell’Inpgi Andrea Camporese e altre 12 persone coinvolte in un filone dell’inchiesta sul crack della holding Sopaf dei fratelli Magnoni. Camporese è accusato di truffa ai danni dell’istituto di previdenza dei giornalisti e di corruzione. A chiedere il processo è stato il pm Gaetano Ruta. Il dibattimento si aprirà il 21 aprile davanti alla Seconda Sezione Penale del tribunale. Un imputato sarà invece processato in abbreviato. (ANSA).
Questa è la dichiarazione diffusa dal presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, dopo la notizia dei 13 rinvii a giudizio per la vicenda Sopaf:
Non posso che prendere atto della decisione del Giudice dell’Udienza Preliminare di accogliere la richiesta di rinvio a giudizio che mi riguarda nell’ambito della complessa inchiesta sulle attività finanziarie di Sopaf Spa.
Il dibattimento sarà l’occasione per evidenziare tutti gli elementi che dimostrano la mia totale estraneità rispetto alle fattispecie di reato contestate, come ho sempre dichiarato. L’Inpgi deciderà in piena autonomia quale profilo assumere nella vicenda. La tutela dell’Ente mi sta a cuore prima di ogni altro profilo, motivo per il quale, oltre al doveroso comportamento giuridico, mi sono astenuto dal partecipare a qualsivoglia riunione o dibattito in merito.
Ribadisco la profonda amarezza e lo sconcerto per essere stato oggetto per oltre un anno e mezzo di indiscrezioni di stampa, notizie spesso rivelatesi false o inesatte, strumentalizzazioni di parte ed elettorali (tutt’ora in corso) senza che potessi in alcun modo difendermi, non conoscendo gli atti in questione che ho normalmente ottenuto all’atto della chiusura delle indagini.
Se ho l’obbligo di chiarire nelle sedi competenti ogni informazione ed elemento in mio possesso di una inchiesta che consta di decine di migliaia di pagine, la quasi totalità delle quali riguardanti tematiche di cui non ho alcuna contezza, ho anche il dovere di allertare gli iscritti all’Ente, chiamati alla consultazione elettorale che non mi coinvolge, rispetto a strumentalizzazioni che ritengo ingiuste, pericolose e irresponsabili.
La compravendita delle quote Fip, oggetto dell’indagine per la quale sono accusato di truffa ai danni di Inpgi, ha generato in sei anni una plusvalenza di circa 15 milioni di euro superando il 50% di rendimento complessivo e attestandosi tra i migliori investimenti realizzati nei decenni. Risultato ottenuto grazie ad uno sconto iniziale sul Nav (unico parametro ufficiale conosciuto) importante, superiore alla media di mercato, perfettamente tracciato e ripetutamente negoziato insieme agli uffici interni competenti.
Sono stati proprio i centinaia di milioni di euro di rendimenti realizzati in otto anni, tramite le procedure di investimento del patrimonio dell’Ente, sottoposte ad innumerevoli controlli interni e pubblici, a permettere una tenuta delle prestazioni in un momento di drammatica difficoltà del giornalismo e dell’editoria italiana. Solo nel 2015, 6384 giornalisti hanno usufruito di ammortizzatori sociali, pagati dall’Inpgi e in alcuni casi molto più tutelanti del sistema pubblico, a fronte di meno di 16 mila contribuenti attivi.
Nel giusto ed inevitabile confronto elettorale, gruppi o singoli hanno superato clamorosamente il legittimo e prezioso diritto di critica sconfinando nel terreno della diffamazione e della calunnia dirette in particolare, ma non solo, alla mia persona.
Una speranza, tra tutte, mi pervade a pochi giorni dal voto e dal termine del mio impegno: che questi signori non ricoprano alcun ruolo di responsabilità nel futuro, per il bene di tutti ed in primis delle tante famiglie che hanno drammaticamente sofferto della crisi. Consiglio sommessamente a tutti, al fine di esercitare il voto in modo informato e responsabile, di leggere le comunicazioni ufficiali dell’Ente presenti e passate, le relazioni ai bilanci e ogni altra fonte validata da controlli di legge. Una istituzione che ha oltre cento anni di vita non può essere sostituita da una indistinta e pericolosa strategia da social network.
Andrea Camporese