La cronaca degli attacchi strumentali e delle intimidazioni verso i giornalisti che si occupano di informazione locale, la parte più debole e indifesa della categoria, si arricchisce ormai con frequenza quotidiana di sempre nuove vergognose “perle”.
Non basta un mercato del lavoro che ha spinto la maggior parte dei giornalisti italiani verso la precarietà e, conseguentemente, la ricattabilità. Non bastano le minacce della malavita organizzata, o delle tante piccole “mafie di quartiere”, verso chi fa coraggiose inchieste sullo stato delle nostre città. Non bastano le intimidazioni di alcune tifoserie, o anche di società sportive, che rendono impraticabile il lavoro di cronaca sugli spalti. C’è anche una certa politica che, invece di pensare a tutelare il bene pubblico, vede i giornalisti con il fumo negli occhi, perché li vorrebbe muti o asserviti, e non perde occasione per lanciare insulti, se non anche minacce, più o meno velate.
L’ultimo episodio, secondo quanto riferisce il giornale locale online IlMamilio.it., prende di mira i giornalisti dell’ufficio stampa del Comune di Frascati, cittadina di ventimila abitanti alle porte di Roma. I colleghi sono stati pubblicamente attaccati da un consigliere comunale, che li ha praticamente definiti dei “fannulloni”, perché sono «tutto il giorno connessi a Facebook». Secondo il politico, stando a quanto riferisce il giornale online, «tanta gente si alza la mattina per ritornare la sera, e in un Comune ci sono persone pagate con i nostri soldi per stare connessi su un social». Senonché, tra i compiti dei colleghi dell’ufficio stampa del Comune c’è anche quello di curare l’informazione istituzionale sui social network.
Evidentemente il politico in questione non gradisce i contenuti veicolati dal lavoro dei colleghi sui social. La critica e la diversità di opinioni sono il sale della democrazia; ma il politico farebbe bene a rivolgere le sue argomentazioni (se ne ha) nel merito delle questioni ai suoi interlocutori istituzionali, ovvero gli amministratori comunali, responsabili delle decisioni politiche. Nessuno ha il diritto di denigrare il lavoro e la professionalità di chi, come i giornalisti di un ufficio stampa istituzionale, svolge la propria attività di informazione sulle attività amministrative secondo i termini stabiliti da una legge dello Stato, la numero 150 del 2000, che ogni politico dovrebbe ben conoscere, se sa svolgere bene la propria attività di rappresentanza dei cittadini.
Politico accusa i giornalisti che lavorano sui social di essere “fannulloni”