In un periodo in cui l’occupazione è drammaticamente in crisi e, in particolare, il settore giornalistico registra percentualmente la più elevata incidenza di espulsioni dal lavoro e di precariato – come dimostra, da ultimo, anche il recente rapporto “Giornalismo in Italia” di “Libertà di stampa diritto all’informazione” (Lsdi) – è anche possibile imbattersi, su uno dei siti Internet che ospitato annunci di impiego, in avvisi che suonano a metà tra l’inganno per giovani volenterosi aspiranti reporter e l’offesa per chi la professione cerca di farla con dignità e preparazione anche se sfruttato per pochi euro a pezzo. E’ questo il caso di un annuncio pubblicato (e poi rimosso dopo pochi giorni) sabato scorso da un utente privato su una delle piattaforme per la ricerca di lavoro, che riguarda Firenze ma è rivolto a persone interessate in tutto il Paese.
Il privato cerca un «articolista o giornalista» e specifica che l’obiettivo è «una collaborazione stabile e duratura», salvo subito dopo aggiungere che, contrariamente agli obblighi imposti dalla legge e dalle norme di lavoro in merito all’esercizio continuativo della professione giornalistica, «non è necessario essere iscritti all’albo».
A chi sarà prescelto, viene chiesto di «redarre» – con un termine linguisticamente scorretto, che fa legittimamente supporre quale possa essere il livello dell’impresa editrice – «articoli brevi di tematiche sociali che verranno affidate [anche qui la concordanza del genere lascia grammaticalmente a desiderare] di volta in volta». Ma chi pensa che possa essere un’occasione per far valere le proprie doti di elaborazione e di critica sarà immediatamente deluso dall’affermazione successiva: si spiega, infatti, che il lavoro dovrà essere fatto «prendendo spunto da altri articoli riguardanti la stessa notizia». Cioè, si tratta di copiare e/o fare il riassunto del lavoro di giornalisti “veri”.
La perla è però nel paragrafo successivo dell’annuncio. Viene infatti spiegato che, bontà del misterioso privato estensore dell’offerta di “lavoro”, la retribuzione sarà «da 2 a 5€ a pezzo»: la differenza tra il minimo e il massimo non è dato di sapere con quali criteri e a discrezione di chi verrà decisa. Quello che è certo, è che il livello retributivo si allinea sulle “quotazioni di mercato” sempre più diffuse tra gli editori. Il perché di questo livello viene prontamente e acutamente spiegato dal privato subito dopo: «ogni articolo non richiede più di 15 minuti di tempo». Abbiamo scoperto una nuova figura: il giornalista a cronometro. E poco importa delle ricerche, delle verifiche delle fonti, delle elaborazioni critiche, degli approfondimenti.
Però, stiano sicuri gli aspiranti: «La paga, via Paypal, avverrà puntuale dopo ogni articolo!». Le questioni fiscali e previdenziali, ai tempi della moneta elettronica, sono ovviamente un dettaglio irrilevante.
Ma attenzione! Anzi: «ATTENZIONE», scritto a caratteri cubitali. Il vivace privato avverte: «è richiesto un ghostwriter, ovvero gli articoli NON porteranno la firma dell’articolista bensì quella di un altro giornalista». Responsabilità personale? Rispetto del lettore? Etica? Deontologia? Testo Unico della deontologia del giornalista? Dettagli insignificanti! Sarebbe molto interessante sapere quale iscritto ad un Ordine professionale, che svolge un’attività lavorativa regolamentata dalla legge perché di interesse costituzionale, apporrà la sua firma ad opere non sue, ottenute con le condizioni sopra descritte.
Ma chi pensasse di averne viste già troppe, non si illuda: nell’annuncio ci sono anche «requisiti obbligatori» e altro ritenuto «indispensabile». Tra i primi: «affidabilità, reperibilità (comunicazione diretta e immediata), velocità della redazione dell’articolo, creatività ed ottima padronanza della lingua». Ed è indispensabile, «dopo il contatto preliminare, inviare il portfolio con altri articoli iscritti (sic!). Daremo poi precedenza a chi allega un curriculum soddisfacente».
Come “Giornalisti per la riforma della professione – Gruppo Giorgio Bonelli”, oltre a denunciare pubblicamente questo fatto, ci faremo immediatamente promotori, per le iniziative che per loro competenza intenderanno intraprendere, di una segnalazione agli organi della professione incaricati di vigilare sulla corretta applicazione delle norme professionali e del lavoro.
Firenze, “cercasi articolista anche non giornalista per pezzi firmati da altri”