Risucchiati nel “buco nero”. E’quello che sta succedendo a numerosi giornalisti dopo la determinazione del Consiglio nazionale dell’Ordine, che ha deciso l’iscrizione in una “black list” di tutti coloro che, pur avendo prenotato la propria partecipazione ad uno dei corsi della Formazione professionale continua pubblicati sulla piattaforma Sigef, sono poi risultati assenti all’evento. Ma nella “lista nera” sono finiti anche coloro che, per situazioni non dipendenti dalla loro volontà, non hanno avuto la possibilità di cancellare la propria prenotazione, così come previsto dalle nuove disposizioni dell’Ordine nazionale, entro le ore 24 del giorno precedente l’evento.
La casistica dei “neri per caso” è la più varia: si va da chi non ha potuto raggiungere il luogo dell’evento a causa di uno sciopero dei mezzi di trasporto pubblico a chi ha dovuto prendersi cura del proprio figlio, ammalatosi proprio il giorno del corso, a chi per una errata interpretazione di una comunicazione automatica proveniente dalla stessa piattaforma Sigef ha ritenuto annullato un evento.
L’inserimento nella “black list” comporta l’iscrizione in lista di attesa negli eventi successivi ai quali ci si prenota. Questo vuol dire che, in conseguenza anche di una sola assenza per cause di forza maggiore, si finisce a tempo indeterminato nel “buco nero” di chi, pur prenotandosi per tempo, non ha la certezza di partecipare ad un evento perché, essendo in lista di attesa, potrà parteciparvi solo qualora, al momento della partenza del corso, non siano esauriti tutti i posti previsti per i partecipanti.
Come si può essere cancellati dalla “black list”? Solo per iniziativa dell’operatore dell’Ordine regionale di appartenenza del giornalista finito nel “buco nero”, al quale questi dovrà inviare un’apposita istanza (per la quale il nostro gruppo di “Giornalisti per la riforma della professione” e quello di “Giornalisti 2.0” sono a disposizione dei colleghi, che possono rivolgersi a noi all’indirizzo e-mail info@riformagiornalisti.it). Facile prevedere che i malcapitati operatori degli Ordini regionali verranno sommersi da istanze di cancellazione, con aggravio di lavoro e di responsabilità.
Si può evitare o quantomeno limitare tutto questo, che finisce per diventare un ulteriore disagio per molti che cercano di assolvere all’obbligo deontologico e di legge della formazione professionale continua? Il buon senso suggerisce di sì. Basterebbe prevedere che l’iscrizione nella “black list” non avvenga alla prima assenza, ma quando le mancate partecipazioni siano più di una. E anche prevedendo che la cancellazione dalla “black list” avvenga automaticamente dopo un certo periodo di tempo (un mese, sei mesi, un anno?) senza la necessità di dover rivolgere un’istanza al proprio Ordine regionale e, di conseguenza, gravarlo di un ulteriore impegno. Senza considerare che già ora è possibile prenotarsi solo a non più di tre eventi contemporaneamente: una disposizione che già rappresenta una limitazione a possibili “abusi” ai danni degli altri colleghi che hanno interesse a partecipare agli eventi.
E’ auspicabile che il buon senso venga tradotto in un provvedimento formale da parte del Consiglio nazionale dell’Ordine che corregga la rotta verso il “buco nero”.
Formazione giornalisti: nella “black list” dell’Ordine finiscono anche i “neri per caso”