È stata prevista nel nuovo Regolamento la destinazione di una quota del rendimento del patrimonio per accrescere le posizioni individuali
Inpgi: approvata rivalutazione aggiuntiva dei montanti contributivi dei giornalisti autonomi per il 2021

È stata prevista nel nuovo Regolamento la destinazione di una quota del rendimento del patrimonio per accrescere le posizioni individuali
Dal 2023, l’Inpgi potrà incrementare i montanti contributivi di giornalisti freelance e parasubordinati, per avere pensioni future più alte, con una quota dei rendimenti della gestione patrimoniale. Diviene operativa la norma varata all’unanimità dal Comitato amministratore e approvata dai Ministeri vigilanti che, riformando il Regolamento delle prestazioni, permetterà di integrare la rivalutazione dei montanti prevista dalla legge
Uno stanziamento di sei milioni di euro in tre anni, prelevati da una quota del contributo integrativo del 4% sui corrispettivi lordi posto a carico di aziende e committenti, per offrire ai giornalisti liberi professionisti iscritti all’Inpgi l’accesso gratuito a nuove prestazioni sanitarie, garantite grazie a una convenzione con la Casagit. Lo ha approvato all’unanimità il Comitato amministratore della gestione separata Inpgi. La delibera andrà ora ai Ministeri vigilanti (Lavoro ed Economia), ai quali spetterà l’approvazione definitiva.
Ci ha lasciati colui che, da presidente, volle aprire l’Inpgi e il welfare dei giornalisti agli autonomi, oggi maggioranza nella professione
«Un forte e presssante appello al Presidente del Consiglio Mario Draghi, ai Ministri Orlando, Franco e Brunetta nonché al sottosegretario con delega all’editoria Moles» perché intervengano per colmare l’«incomprensibile ritardo» manifestato dal governo nell’affrontare il nodo della crisi strutturale dell’Inpgi che sconta, posto com’è al termine della filiera, le conseguenze della crisi dell’intero settore dell’informazione: «Un comparto industriale dove il susseguirsi degli stati di crisi – con pensionamenti, prepensionamenti e mancate assunzioni – hanno ridotto drasticamente il numero dei giornalisti attivi, impropriamente sostituiti da un aumento esponenziale di lavoro autonomo, quasi mai effettivamente tale». Così come ha pubblicamente affermato più volte la Presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni.
Il Decreto recentemente varato dal governo contiene un insieme di norme: alcune già operative e altre che attendono un ulteriore passaggio amministrativo per la loro definizione
Ampliamento della platea contributiva dell’Inpgi ai comunicatori, varo dell’accordo sull’equo compenso per combattere la deriva del precariato. Nessun intervento finanziario di garanzia pubblica è possibile per l’Istituto di previdenza dei giornalisti, perché non previsto dalla legge. Così il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, ha affrontato i temi salienti del momento he riguardano la professione giornalistica. Lo ha fatto nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine anno, tenuta oggi.
“Garanzia pubblica”. Una definizione molto bella. Rassicurante. Che, però, rischia di essere fuorviante. Nel caso Inpgi, “garanzia pubblica” vuol dire: a fine anno il disavanzo di bilancio dell’ente di previdenza dei giornalisti viene ripianato con soldi presi dal bilancio dello Stato, ovvero dalle tasse di tutti i cittadini.
Combattiamo precarietà e sfruttamento per salvare Inpgi, per la dignità delle persone e del lavoro. Un appello che ha visto in 36 ore aderire 926 colleghi e colleghe da tutta Italia e che è stato inviato al Quirinale. La raccolta di firme va comunque avanti: è possibile aderire via email scrivendo a: appello.dignita.lavoro.inpgi@gmail.com