Il quesito di A. B.:

Caro Massimo Marciano,

girovagando nel web in cerca di informazioni fiscali e previdenziali relative alla nostra attività (sono pubblicista), Google mi ha proposto il suo blog. Scorrendone le pagine ho avuta l’impressione di trovarmi di fronte ad una pagina seria e competente. Vedo che molti le scrivono (e son colpita dalle sue risposte perché lei si prende la briga di fornirle ed ancor più perché risultano chiare ed esaurienti; non generalistiche. Complimenti, Lei è veramente un giornalista: attento all’interlocutore!). Quindi ho deciso di scrivere qualcosa in merito al mio caso: non soltanto perché magari Lei mi darà una dritta, ma anche per ampliare il ventaglio di casistiche che si delinea di post in post; e così si compone il mosaico del mondo giornalistico in italia… Immagino che per un serio professionista come Lei il tutto possa risultare interessante…

Orbene. Nel corso del gennaio 2010 ho scritto qualche pezzo per una testata del mio territorio. Mi è stata rilasciata attestazione dei compensi (qualche decina di euro) sotto la dicitura; tuttavia nell’attestazione figura la ritenuta di acconto ma non il versamento Inpgi del 2% [nb. è del 2% poi?]. Orbene, dal momento che non ho avuto altri redditi da attività giornalistica autonoma (sono in regime co.co.co. presso un ufficio stampa), mi stavo chiedendo se io debba denunciare all’Inpgi 2 questo ‘elevato’ introito oppure, non comparendo la percentuale Inpgi, quella prestazione può non essere (o, vista da un altra angolazione, non può essere!) considerata una attività giornalistica? Il mio caso potrebbe anche esser visto così: in pratica, e chissà quanti come me, posso scampare di rimetterci 300 euro per aver commesso l’errore di voler aiutare l’editoria ed il giornalismo a sopravvivere con l’aggravante che l’editore ha voluto corrispondermi un compenso?!? (ma in che paese viviamo??? ci vuole un corso in fisco ogni 6 mesi per capirci qualcosa! figuriamoci, in buona fede non avevo ancora realizzato che con la riforma del regime co.co.co. ogni atto giornalistico fuori da questo potesse essere usato contro di me! è proprio vero: in Italia o si lavora per fare i soldi oppure è meglio che lasci stare…).

A rileggerla, cordiali saluti e complimenti.

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La risposta di Massimo Marciano:

Cara collega,

innanzitutto ti ringrazio molto per le tue parole: mi confortano nel continuare a perseguire l’obiettivo di informazione che mi sono posto quando ho deciso di aprire questo sito. Penso semplicemente che sia utile mettere le mie informazioni in una materia che seguo con interesse al servizio dei colleghi che lavorano come me. E credo che sia anche mio dovere farlo, nel momento in cui mi è stato affidato dai colleghi l’incarico di rappresentarli negli organismi dell’Inpgi, come vicefiduciario regionale del Lazio. Cercherò di darti una risposta “tecnica” e poi di esprimere alcune mie considerazioni sulle questioni importanti che poni.

La Gestione separata Inpgi trae la sua origine da disposizioni di legge, ovvero il decreto legislativo 103 del 1996, che applicando alcune norme della legge 335 del 1995 (la cosiddetta “Riforma Dini” delle pensioni) ha permesso per le professioni che hanno un proprio Istituto di previdenza di evitare l’obbligo del versamento dei contributi dei liberi professionisti alla Gestione separata Inps, per consentirlo in una analoga Gestione aperta nel proprio Istituto previdenziale. Ne nascono subito, quindi, due osservazioni.

La “Riforma Dini” ha reso obbligatoria l’assicurazione previdenziale anche per tutti i liberi professionisti e i collaboratori iscritti ad Albi, Elenchi, Ordini o Collegi che prima non l’avevano. Quindi, anche se non esistesse l’Inpgi 2 (e dovremmo dire a questo punto che per fortuna esiste) saremmo comunque obbligati a fare riferimento alla Gestione separata Inps (con tutto ciò che comporta di conseguenza avere a che fare con quell’Istituto di previdenza: sarebbe per tutti noi molto più difficile rapportarsi con qualcuno in quel mega-Istituto e magari non avremmo la possibilità neanche di rivolgerci a un sito come questo per capirci qualcosa, fermo restando solamente che saremmo chiamati a versare comunque i contributi).

La seconda considerazione è che il versamento del contributo integrativo del 2% da parte del committente al giornalista (che poi lo girerà a sua volta all’Inpgi 2) è stabilito come obbligatorio dalla legge. Non è quindi una discrezionalità del datore di lavoro non versarlo al lavoratore per non qualificare come giornalistica la prestazione ricevuta. La natura giornalistica della collaborazione è data dall’iscrizione all’Ordine dei giornalisti (o al registro dei praticanti) del lavoratore e dal fatto che la prestazione che gli viene richiesta trova la sua ragione nella sua qualifica professionale.

Quindi, anche la collaborazione (sia essa co.co.co. o di altra natura) con un ufficio stampa è lavoro giornalistico. Chi lavora per un ufficio stampa è giornalista quanto gli altri, no? Nel tuo caso, insomma, è giornalistica allo stesso modo sia la collaborazione con l’ufficio stampa, sia la collaborazione con ritenuta d’acconto, per le quali avrai due forme di contribuzione, ma entrambe andranno ad incrementare il tuo castelletto contributivo all’Inpgi 2, sul quale un giorno verrà calcolata la tua pensione (che è, non dimentichiamolo, un diritto avere, nel momento in cui si smette il lavoro, per continuare ad avere un reddito per il proprio sostentamento). La differenza tra le due forme nasce a partire dal 1° gennaio 2009, ovvero da quando la legge riconosce come parasubordinazione il rapporto co.co.co. giornalistico, imponendo quindi al datore di lavoro di versare direttamente i contributi alla Gestione separata Inpgi, sia per la parte che compete a lui, sia per quella posta a carico del giornalista (il quale paga contributi all’Inpgi 2, quindi, anche con il co.co.co., sebbene non se ne accorga).

Invece, per quanto riguarda le collaborazioni con ritenuta d’acconto continua ad essere in vigore la regolamentazione di legge che esiste dal 1° gennaio 1996 (quindi non è una novità, anzi è molto più vecchia della normativa sui co.co.co.): il giornalista riscuote il 2% dal datore di lavoro e poi lo gira all’Inpgi 2 insieme alla quota di contributi che spetta al lavoratore, ovvero il 10% del reddito professionale netto. Se l’entità dei compensi delle collaborazioni è irrisoria, il giornalista è tenuto a versare solo il contributo minimo. Questo lo ha specificato nel 1999 in ministero del Lavoro, sostenendo che l’iscrizione a un Ordine professionale, che per legge può essere fatta quando si esercita non occasionalmente – seppur saltuariamente – una professione, comporta l’obbligo di contribuzione anche per un’attività libero-professionale produttiva di scarso reddito (che comporta, ripeto, il versamento della sola quota minima di contributi).

Aggiungo alcune considerazioni, come ti accennavo all’inizio. L’intento di dare una pensione anche a chi prima non l’aveva è stato lodevole. Come spesso succede nel nostro Paese, però, i principi si scontrano con una realtà che spesso fa a pugni con essi. Se poi parliamo del lavoro, la realtà è fatta di precariato, sfruttamento e mancato rispetto anche delle regole più elementari, a cominciare da quelle stabilite della Costituzione, che all’art. 36 sancisce che «il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa».

Su questo fronte, la Federazione nazionale della stampa italiana si sta sempre più impegnando e attrezzando, anche attraverso la costituzione di una commissione nazionale e di strutture regionali. Il riconoscimento del diritto ad un compenso adeguato per il lavoro svolto, a cui è legato un versamento di contributi previdenziali adeguato a dar vita a una futura pensione dignitosa, è un obiettivo che può essere raggiunto solo attraverso l’impegno diretto di ognuno di noi. Questo sito vuole essere anche uno stimolo e un’opportunità per metterci “in rete”. Per questo, ti invito caldamente a dare il tuo contributo direttamente, attraverso la commissione per il lavoro autonomo istituita, come da indicazione della Fnsi, dall’associazione di stampa della tua regione. Ce n’è tanto bisogno, come puoi ben capire: più siamo, maggiori possibilità ci sono di ottenere risultati.

Inpgi 2: quesiti – Contributi previdenziali obbligatori anche per le collaborazioni saltuarie

12 pensieri su “Inpgi 2: quesiti – Contributi previdenziali obbligatori anche per le collaborazioni saltuarie

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  • 02/08/2011 alle 11:17
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    grazie per la circostanziata risposta. mi scuso per i refusi del mio post (deve esser saltata qualche frasetta qua e là), ma vedo che è stato compreso ugualmente.
    vorrei aggiungere questo: IO SONO CONTENTISSIMA: DELL’INPGI COME DELL’ODG (anche se su quest’ultimo vi sarebbero alcune questioni aperte, ma non è questa la sede).
    Sono stata contenta dell’equiparazione dei co.co.co. (visto che l’ente per cui lavoro pare – sottolineo PARE ! per ora! – versi di tasca propria i miei contributi: fino a due anni fa, a mio favore c’era un determinato budget: sulla base di questo mi si pagava, contributi inpgi compresi !). Considero sia la riforma Dini cui Lei fa riferimento, sia l’equiparazione, conquiste. Come del resto lo è il CONTRIBUTO MINIMO (che, effettivamente, minimo è, se lo paragoniamo al MINIMO INPS che rende praticamente impossibile l’apertura di una partita Iva a coloro che vorrebbero semplicemente sbarcare il lunario e farlo sotto una qualifica fiscale !
    Ciò di cui nessuno mi informò (non si può mai abbassare la guardia, ma a volte il lavoro stesso e la vita…) fu proprio l’apertura di una diversa POSIZIONE INPGI. Dico, è ben strano che per lo stesso lavoro (giornalismo), la stessa persona fisica, all’interno della STESSA CASSA PREVIDENZIALE, si abbiano 2 posizioni diverse…ingenuamente credevo che il mio “contributo minimo” fosse già compreso nei contributi da co.co.co….(fino a due anni fa era così). Così, per aver denunciato 2 euro ne devo tirar fuori 300…(che cmq, per minimi che siano, mi fanno una bella differenza nel mio budget di vita; può voler dire rinunciare al dentista, ad un cappotto nuovo, a qualche concerto a qualche libro…). Ok, andrà ad incrementare l’ammontare della mia PENSIONE… PECCATO CHE IO A QUESTA PENSIONE NON CREDA AFFATTO: dubito di poter svolgere l’attività giornalistica per altri 29 anni (dove? con chi?), dubito che il suo ammontare – guardiamoci intorno, il nostro mondo sta implodendo ! – possa alleviarmi alcunché.
    INOLTRE: IL CO.CO.CO. E’ EQUIPARATO A SUBORDINATO: MA…RIMANE IN INPGI 2: OVVERO CON DIVERSE PRESTAZIONI (molte non solo diverse ma anche ASSENTI) rispetto all’Inpgi1.
    Qualche anno fa fui curata per una grave malattia…non ebbi diritto a nulla. Quando il mio incarico co.co.co. terminerà (perché terminerà) non avrò diritto ad ALCUN SUSSIDIO DI DISOCCUPAZIONE…

    aggiungo inoltre che il mio primo amore fu proprio il giornalismo scritto, quello della cronaca. Non ho potuto continuare su quella strada PER INSUFFICIENZA DEI COMPENSI (infatti presto dovetti arrotondare con cento altri mestieri) e, diciamola anche tutta, per i meccanismi perversi (cioé normalissimi nel nostro Paese) delle commistioni POLITICA/GIORNALISMO. che, nella mia provincia, sono molto forti e pari al livello nazionale; CONFLITTI DI INTERESSE PALESI che però erano mooolto graditi alle dirigenze…(credo di esser stata LA PRIMA ED UNICA dalle mie parti ad aver rinunciato alla cronaca allorché assunsi l’ufficio stampa dell’amministrazione comunale – cosa che feci per poter guadagnarmi da vivere anziché tirare con le mance della domenica).

    Scusate se l’ho fatta lunga, comunque a rileggerci presto. Grazie Marciano per il suo interesse ed impegno. Prenderò in considerazione il suo invito ad interessarmi dell’associazione della stampa. Di solito sono un tipo che va a fondo. Devo dire che le frustrazioni che la mia carriera giornalistica (svolta in un ambiente così competitivo e spesso scorretto) mi ha procurato da tempo mi han fatto rinunciare ad appassionarmi troppo ai temi. Del resto, ho smesso da tempo di pensare che farò questo mestiere… “fino alla pensione” (della quale, ripeto, non solo dubito. sono certa di non raggiungere). E’ comunque confortante sapere che c’è qualche serio professionista che pensa al collettivo. Segnalerò il suo blog (ed anche il sito freelance 2.0) ad alcuni miei colleghi sul territorio. Ultimamente stan venendo fuori alcuni bravi ragazzi appassionati. Se riusciranno a guadagnarsi la pagnotta magari potranno crescere… GRAZIE, BUON LAVORO !

    ps. ecco, ritengo che le associazioni di categoria, in primis Odg ed Inpgi dovrebbero TENERE DEI SEMINARI DI ILLUSTRAZIONE DEI SERVIZI E DEI MECCANISMI PER I PROPRI ISCRITTI.

  • 02/08/2011 alle 18:05
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    Ti ringrazio ancora per la considerazione in cui tieni questo mio sforzo.
    E’ importante che si riesca, magari anche attraverso questo blog, ad allargare la cerchia dei colleghi e delle colleghe che si impegnano e a conoscerci tra di noi, che spesso siamo isolati nel nostro lavoro e nell’affrontare le nostre problematiche.
    Mi auguro, quindi, che ci terreno in contatto e ci risentiremo presto, anche per creare una rete di collegamento e di informazione fra di noi.
    Buon lavoro anche a te.

  • 05/09/2011 alle 13:46
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    Io ho una domanda, forse un po’ banale rispetto a quelle che leggo nel blog…
    Devo sostenere il colloqui per iscrivermi all’elenco pubblicisti e sto studiando tutto lo scibile sulla materia. Non sono riuscita a comprendere che differenza c’è tra Inpgi 1 e Inpgi 2?…
    Ciao
    Elisa

  • 07/09/2011 alle 9:57
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    Cara Elisa,
    le domande non sono mai banali, perché non è ragionevole pretendere la conoscenza di tutto. Banali possono esserlo le risposte.
    L’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani (Inpgi) “Giovanni Amendola” è una fondazione, ente sostitutivo dell’Assicurazione generale obbligatoria (Ago). E’ quindi l’Ente deputato a raccogliere i contributi previdenziali dei giornalisti italiani.
    E’ diviso in due Gestioni, che hanno ognuna un proprio bilancio, distinto e separato l’uno dall’altro.
    La Gestione principale (il cosiddetto “Inpgi 1”) si occupa di ricevere i contributi relativi ai contratti di lavoro subordinato e di erogare le conseguenti pensioni. La Gestione separata (detta per semplicità “Inpgi 2”) si occupa invece di contributi e pensioni relativi ai rapporti di lavoro non subordinati: co.co.co., libera professione con partita Iva, collaborazioni saltuarie, cessione dei diritto d’autore, associazione in partecipazione.
    Un giornalista può anche essere iscritto a entrambe le Gestioni, se ha uno o più contratti di lavoro subordinato e contemporaneamente anche uno o più rapporti di lavoro non subordinato. In questo caso avrà una pensione dall’Inpgi 1 e una dall’Inpgi 2, ovviamente commisurate ai rispettivi contributi versati.
    In bocca la lupo per il tuo colloquio. Per ogni ulteriore necessità o chiarimento, sono a disposizione. E per informazioni sul da farsi non appena iscritta all’Ordine, possiamo risentirci quando sarà il momento.
    Ciao!

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  • 06/10/2011 alle 9:03
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    nella gestione separata ho scoperto che nel 2009 mancano versamenti relativi ai mesi di gen. febb. marzo maggio agosto ottobre.e nel 2010 i mesi di genn.marzo aprile giugno.come posso recuperarli considerando che mi mancano le buste paga dei mesi suddetti.nel ringraziarla di una sua preziosa risposta La saluto .andrea

  • 06/10/2011 alle 10:52
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    Caro Andrea,
    da quello che scrivi mi pare di capire che tu abbia un rapporto co.co.co. con un’azienda che non ha versato i relativi contributi all’Inpgi 2. In questo caso, da parte loro si tratta di una violazione contributiva. Quindi puoi segnalare la cosa al fiduciario Inpgi della tua regione e/o direttamente all’ufficio ispettivo dell’Inpgi a Roma.
    Quanto al fatto di non avere le buste paga, puoi documentare il tuo lavoro con ogni mezzo (articoli pubblicati, prove documentali, testimonianze…) e con i pagamenti ricevuti, attraverso l’estratto conto da cui risultano gli accrediti o altri documenti (assegni, lettere, note di accredito…).

  • 07/10/2011 alle 9:45
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    salve sono andrea innanzitutto grazie per la risposta in modo esaudiente.avrei un altro dubbio da chiederle:svolgo un lavoro alla regione come addetto stampa con contratto a termine.Essendo iscritto a tutte e due le gestioni inpgi ,quando scadrà il contratto,e voglio lavorare o come libero professionista o come co.co.co.i contributi che verserò andranno persi se non ho un rapporto di lavoro subordinato?e poi sempre nell’inpgi2 se in un anno non mi vengono versati alcuni mesi di contributi va perso tutto l’anno? mille grazie per la sua pazienza.A presto

  • 18/10/2011 alle 12:05
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    inpgi.itinpgi.itinpgi.itCaro Andrea,
    fintanto che la tua posizione all’Inpgi principale non verrà incrementata da altri contributi conseguenti a un eventuale futuro contratto di lavoro subordinato, la tua posizione rimarrà congelata. Il diritto alla pensione verrà maturato secondo le regole che puoi leggere al link http://www.inpgi.it/?q=node/218 .
    Potrai, a seconda di come si evolverà la tua situazione lavorativa, anche pensare a una totalizzazione di contributi ( http://www.inpgi.it/?q=node/837 ) nelle varie gestioni previdenziali che potrai richiedere a determinate condizioni ( http://www.inpgi.it/?q=node/838 ).
    Quanto ai contributi co.co.co. all’Inpgi 2, se non sono coperti tutti i mesi dell’anno, ti verranno accreditate solamente le mensilità coperte, quindi anche se non avrai l’intera annualità di anzianità contributiva, avrai comunque conteggiati i mesi per i quali hai ricevuto contributi.

  • 21/06/2012 alle 13:10
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    Buongiorno COllega,
    innanzitutto grazie per questo prezioso sito, fonte di importanti informazioni.

    Giungo con il mio quesito. Da ormai diversi anni, mi occupo di ufficio stampa e pubbliche relazioni. Nel luglio 2008 mi sono iscritta all’albo pubblicisti e da li ho continuato le mie collaborazioni con contratti a tempo indeterminato presso alcune agenzie di comunicazione. In realtà la mia attività non era prettamente l’ufficio stampa, ma anche altre attività.

    A ottobre la mia agenzia è stata messa in liquidazione ed io ho appena terminato la mia disoccupazione.

    Adesso vorrei aprire una partiva iva come ufficio stampa e iscrivermi all’INPGI, cosa che prima non avevo mai fatto.

    E’ una procedura corretta o ho sbagliato qualche cosa? Mi sarei dovuta iscrivere nel 2008 all’inpgi? se si adesso cosa succede?
    grazie

  • 21/06/2012 alle 16:48
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    Buongiorno!

    La procedura che stai seguendo mi pare corretta, visto che stando a ciò che mi dici hai avuto, successivamente all’iscrizione all’Albo, contratti di lavoro subordinato: l’iscrizione alla Gestione separata Inpgi va fatta in caso di lavoro giornalistico autonomo.

    Per ogni ulteriore chiarimento, sono a disposizione.

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